La tesi di fondo, parlando di scienza
e di Europa, è che la dimensione europea e non nazionale della ricerca
scientifica permette a chi vi concorre di rimanere al livello più elevato e di
partecipare alle decisioni fondamentali per lo sviluppo futuro della ricerca
stessa e delle ricadute di innovazione tecnologica.
Nazionalismi o, peggio ancora,
tendenze isolazioniste sono il segno di regressione culturale e di riduzione di
un paese ad un ruolo di mero utilizzatore di scelte strategiche compiute da
altri; sono il segno certo di sottosviluppo culturale e scientifico e il segno
di emarginazione internazionale.
Iniziamo ricordando che, come il mondo
della politica europea (si pensi a Spinelli, Schumann, De Gasperi, Adenauer e
Spaak), anche la scienza ha i suoi personaggi di grande spessore culturale che
intuirono e realizzarono dopo il 1945 le prime strutture internazionali
indispensabili per far uscire la ricerca scientifica europea dalle secche dei
nazionalismi e dalle dimensioni ridotte dei diversi stati europei, in modo da
reggere il confronto e le sfide con gli stati dominanti (in campo scientifico)
usciti dalla seconda guerra mondiale, USA e Unione Sovietica (adesso Russia).
Infatti già nel 1953, dopo un lungo
lavoro di elaborazione e di preparazione del clima politico, lavoro che vide in
particolare l’impegno ed il ruolo centrale di due grandi scienziati, l’italiano
Edoardo Amaldi e il tedesco occidentale Werner Heisenberg,
ben 12 paesi europei sottoscrissero una dichiarazione preliminare per la
realizzazione del Consiglio Europeo per la Ricerca Nucleare (CERN);
il Consiglio iniziò le sue attività nel 1954 presso Ginevra in un territorio a cavallo tra la Francia e la Svizzera. Da allora il CERN (successivamente la denominazione divenne Centro Europeo per la Ricerca Nucleare) è il punto di riferimento centrale in tutta Europa (e non solo in Europa) nel campo della fisica sperimentale e teorica di base. Va sottolineato che solo la sua dimensione internazionale ha permesso ai paesi partecipanti - nel frattempo divenuti 24, 23 europei compresa la Svizzera più Israele - di continuare a confrontarsi con i temi più importanti della ricerca nella fisica rispetto a quanto realizzato dai due giganti usciti dalla seconda guerra mondiale con l’aggiunta successiva di Cina e India.
il Consiglio iniziò le sue attività nel 1954 presso Ginevra in un territorio a cavallo tra la Francia e la Svizzera. Da allora il CERN (successivamente la denominazione divenne Centro Europeo per la Ricerca Nucleare) è il punto di riferimento centrale in tutta Europa (e non solo in Europa) nel campo della fisica sperimentale e teorica di base. Va sottolineato che solo la sua dimensione internazionale ha permesso ai paesi partecipanti - nel frattempo divenuti 24, 23 europei compresa la Svizzera più Israele - di continuare a confrontarsi con i temi più importanti della ricerca nella fisica rispetto a quanto realizzato dai due giganti usciti dalla seconda guerra mondiale con l’aggiunta successiva di Cina e India.
È interessante e importante
comprendere che le conseguenze di questa scelta di dimensioni internazionali
hanno avuto rilevanza non solo per il campo specifico di ricerca. A questo
proposito si può fare l’esempio del caso clamoroso dello sviluppo al CERN nel
1989, in parallelo ai propri compiti di ricerca, del sistema Web per lo scambio
di informazioni tra i propri gruppi di lavoro. Il programma sorgente del
sistema Web venne poi liberamente rilasciato alla comunità scientifica
internazionale nel 1993; è l’inizio quindi
di Internet e della informatizzazione delle informazioni. Libero e
ancora efficiente, grazie all’impegno dei ricercatori del CERN. Quali altre
organizzazioni statali o, peggio ancora, strutture private avrebbero reso
disponibile e libero per tutti uno strumento potente ed efficiente, tale da
modificare irreversibilmente tutto il mondo dell’informazione?
Il CERN è stato il precursore e il
paradigma per altre iniziative e organizzazioni di livello europeo o
internazionale. Si pensi al ruolo, per fare un altro esempio, dell’Agenzia
Spaziale Europea (ESA) che permette, anche con il finanziamento della UE, a
paesi come l’Italia di partecipare su base egualitaria a progetti spaziali di
enormi dimensioni come il progetto in corso di realizzazione della Stazione
Spaziale in orbita permanente, finalizzato all’esplorazione del sistema solare.
Facciamo un altro esempio ancora più
complesso e non puramente scientifico: nel 1957 viene firmato a Roma da 6 stati
europei oltre al Trattato che istituiva la CEE anche il Trattato EURATOM,
finalizzato al coordinamento dei programmi di ricerca nel campo delle
applicazioni civili dell’energia nucleare, per assicurare l’uso pacifico e
aperto delle ricerche stesse. EURATOM e CEE sono poi confluiti assieme al
Parlamento europeo nella struttura che oggi è chiamata Unione Europea (UE),
fatto questo che sottolinea ancora di più la stretta connessione tra ricerca
scientifica utilizzata per applicazioni pratiche ed energetiche e le scelte
politiche di rilevanza sovranazionale. Si tenga presente, per fare un esempio
che riguarda da vicino le esigenze di sicurezza della popolazione civile e dei
lavoratori, che tutte le normative dei paesi aderenti alla UE relative alla
protezione e alla sicurezza nel campo delle radiazioni ionizzanti per gli usi
civili (applicazioni mediche e industriali, trasporto di materie e sostanze
radioattive, applicazioni di ricerca) sono redatte sulla base di apposite
Direttive e Raccomandazioni che l’Unione Europea emana periodicamente con il
coinvolgimento di tutti gli stati membri. Questo al fine di garantire una
normativa europea omogenea nei principi e nei livelli di protezione, senza
differenze significative tra gli stati membri.
L’isolazionismo rispetto ai fronti
internazionali generano, come già detto, sottosviluppo e emarginazione che non
a caso in Italia accentuano il ruolo e l’importanza negativa delle sub-culture
relative a mitologie tipo “scienza alternativa”, complottismi tipo “Big-Pharma”
e altre idiozie che portano poi a
movimenti di opinione assurdi e criminali come quello contro l’obbligatorietà
della vaccinazione infantile o alla ricerca di cure alternative per i tumori,
vere e proprie truffe contro la salute pubblica. Per non parlare dello sviluppo
abnorme e costosissimo che ha in Italia l’utilizzo dell’omeopatia, considerata
da molti una vera e propria cura e non un patetico e inutile effetto placebo.
A questi problemi, attuali e in fase
di espansione in Italia, deve essere aggiunta una riflessione più generale e
storica sulla cultura antiscientifica dominante nel nostro paese, per
tradizione secolare almeno dai tempi del processo di Galileo. Cultura
antiscientifica che non appartiene alla sola tradizione cattolica, ma permea
anche tutto il pensiero laico (o supposto tale). Basti pensare alle battaglie,
purtroppo vittoriose, del pensiero laico liberale di Croce contro la scuola
matematica italiana di fine 800 e primi 900, allora egemone nel mondo assieme
alle scuole tedesca e francese. Oppure al pensiero dominante in gran parte
della sinistra di estrazione comunista, contrario alle applicazioni civili
dell’energia nucleare; contrarietà che ci ha portato ad essere il paese europeo
più dipendente dalle importazioni estere di combustibile per le centrali
elettriche e ad avere contemporaneamente la bolletta elettrica privata e
industriale più cara in Europa. Con le ovvie conseguenze nel campo del costo
dei prodotti nazionali e della loro competitività nelle esportazioni. Oppure
alle ambiguità e all’estremismo infantile dei gruppi del No a tutte le
realizzazioni infrastrutturali e a tutte le innovazioni, gruppi spesso
fondamentalisti e profondamente intolleranti, che godono tuttavia di grande
simpatia e sostegno nel modo degli intellettuali e del giornalismo televisivo,
vere e proprie fucine di ignoranza e di superficialità. Oltre a essere
chiaramente pilotati da interessi e ideologie extra-europee (si pensi agli
interessi della Russia chiaramente colpiti da infrastrutture internazionali
come il gasdotto proveniente dall’Azerbaijan o agli interessi sempre della
Russia e degli stati arabi che controllano il canale di Suez colpiti e messi in
crisi dalle linee ferroviarie veloci per trasporto merci che metteranno in
collegamento Europa e Cina).
INNAUGURATA LA VIA DELLA SETA
IL 10 FEBBRAIO 2019 E' ARRIVATO NELLA STAZIONE DI SAINT-PRIEST (LIONE) IL
1° TRENO CINA (Wuhan) / FRANCIA (Lione).
PERCORSI 11.300 KM IN 15 GIORNI
Il raccordo con queste riflessioni, più o meno condivise, è comunque indispensabile per recuperare la capacità di riformare il sistema Italia e di proporre nuovamente quindi un progetto di riorganizzazione del nostro paese partendo dai temi della cultura scientifica e della ricerca in campo internazionale. Anche in questo caso, soprattutto in questo caso, una proposta politica deve guardare ai temi europei come ad una grande possibilità e come un grande ponte per il futuro. Affrontare questi temi quindi è affrontare il problema del futuro dell’Italia in uno sviluppo internazionale che rischia di vederci emarginati o esclusi dai livelli di interesse e di decisione. Il pensiero riformista italiano (sia di provenienza comunista che cattolica che laico-liberale) deve affrontare questi temi e farne momento di distinzione e di differenza strategica rispetto alle forze populiste e reazionarie che sono al governo in Italia in questo passaggio storico.
Sergio Mancioppi
1° TRENO CINA (Wuhan) / FRANCIA (Lione).
PERCORSI 11.300 KM IN 15 GIORNI
Il raccordo con queste riflessioni, più o meno condivise, è comunque indispensabile per recuperare la capacità di riformare il sistema Italia e di proporre nuovamente quindi un progetto di riorganizzazione del nostro paese partendo dai temi della cultura scientifica e della ricerca in campo internazionale. Anche in questo caso, soprattutto in questo caso, una proposta politica deve guardare ai temi europei come ad una grande possibilità e come un grande ponte per il futuro. Affrontare questi temi quindi è affrontare il problema del futuro dell’Italia in uno sviluppo internazionale che rischia di vederci emarginati o esclusi dai livelli di interesse e di decisione. Il pensiero riformista italiano (sia di provenienza comunista che cattolica che laico-liberale) deve affrontare questi temi e farne momento di distinzione e di differenza strategica rispetto alle forze populiste e reazionarie che sono al governo in Italia in questo passaggio storico.
Sergio Mancioppi
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