In vista delle elezioni europee,
la "FONDAZIONE ALEXANDER LANGER",
in collaborazione con la rivista "UNA CITTA'", ha realizzato un quaderno di ben 56 pagine sull'Europa.
Il titolo del quaderno è:
PRO EUROPA:
Alcune ragioni che rendono l'Unione europea
desiderabile
Il documento è molto interessante ma purtroppo lo abbiamo conosciuto solo da due giorni.
Sarebbe stato un bene averlo prima, per studiarlo con attenzione e diffonderlo tra i nostri lettori.
Ciò non di meno lo pubbliciziamo per i volenterosi che hanno voglia di documentarsi e capire.
L'intero quaderno può essere scaricato in formato .pdf cliccando QUI
In questa sede pubblichiamo l'articolo che ha dato il titolo a questo post. Il documento contiene il programma di Alexander Langer per le elezioni europee del 1994. E' ancora attuale.
PER REALIZZARE LA SPERANZA EUROPEA
Vivere in pace tra gli uomini e con la natura. Raddrizzare lo sviluppo impazzito verso una civiltà solidale e sostenibile. Assicurare dignità e lavoro a tutti. Difendere l'eredità comune: l'ambiente, il patrimonio culturale, il diritto. Affrontare insieme a tutti gli altri europei le sfide più urgenti: la convivenza in Europa, la salvaguardia della natura, l'equità sociale. Conquistare democrazia, qualità della vita e partecipazione per tutti. Fare dell'Europa unita la casa comune della libertà e della giustizia.
Dal 1989 c'à stato
il più grande cambiamento che l'Europa abbia mai visto in tempi di pace. Per
ora non ha saputo digerirlo bene: nuovi muri si alzano al posto dei vecchi,
violenze e guerre si moltiplicano, nuovi egoismi minacciano la coesione. La
vecchia ricetta dell'unificazione europea attraverso la crescita e
l'integrazione economica mostra la corda: mercificazione e degrado
dell'ambiente, disoccupazione massiccia, competizione selvaggia.
Occorre re-inventare
l'Europa, all'altezza della sua nuova possibile primavera. Non per gareggiare
con l'America o il Giappone, ma per diventare ospitale verso tutti i suoi
abitanti ed amica a tutto il resto del pianeta. I Verdi - un movimento presente
in tutta l'Europa, all'Ovest come all'Est - sono dei protagonisti necessari a
questa impresa, se non si vuole la rincorsa di una crescita che semina
distruzione e vittime, ma una saggia svolta verso la salute, l'ambiente,
l'economia sostenibile anche per le generazioni dopo di noi. Dal 1989 al 1994
il primo Gruppo Verde al Parlamento Europeo (quarto in ordine di grandezza) ha
agito in questa direzione, cercando alleati in tutti i gruppi politici, ma
senza farsi intruppare in uno schieramento. La consapevolezza dell'urgenza di
una svolta ecologica, che i Verdi hanno suscitato negli ultimi anni, ora deve
portare a scelte precise. I Verdi offrono agli elettori europei una garanzia
solida ed esperta perché l'Europa diversa e migliore non si possa solo sognare,
ma anche costruire:
L'Europa sostenibile e solidale
L'Europa sostenibile e solidale
L'Europa dell'ambiente e della salute: nessun miope
vantaggio finanziario può compensare la dissipazione dei beni più preziosi. I
Verdi si battono per norme e scelte europee sempre più esigenti: legislazione
ambientale, tutela dei consumatori, umanizzazione della sanità, rispetto per
gli animali.
L'Europa dell'occupazione e della sicurezza sociale per
tutti: una crescita economica che emargini i meno competitivi e li lasci al
loro destino, sarebbe un frutto avvelenato, socialmente irresponsabile.
Lavorare meno, lavorare sano, lavorare tutti e potersi fidare della rete di
protezione sociale.
L'Europa dell'agricoltura rispettosa della natura e del
lavoro contadino: oggi siamo al disastro riconosciuto della politica agricola
comunitaria che ha eliminato milioni di contadini, avvelenato suoli e acque,
ridotto a merce crudelmente allevata gli animali. La svolta ecologica in
agricoltura richiede prezzi giusti per alimenti sani, disarmo chimico per la
terra coltivata, rivalutazione degli agricoltori, incoraggiamento
all'agricoltura biologica.
L'Europa del riuso e del riciclaggio: se non si vuole che
la montagna di rifiuti ci avveleni e seppellisca tutti, bisogna passare al
risparmio di materia ed energia, alla produzione di beni più durevoli, al
riuso, al riciclaggio, allo smaltimento locale dei rifiuti, ad evitare e
comunque gestire con estrema cura i rifiuti tossici. L'Europa deve obbligare i
produttori ed aiutare in consumatori a questo cambiamento di rotta.
L'Europa dei trasporti compatibili: cementificazione
autostradale e valanghe di TIR per un insano su e già di merci sono tra i più
gravi pesi per l'ambiente. Urge una svolta nella politica europea dei
trasporti, verso la riduzione dei traffici sviluppando economie regionali
integrate e facendo pagare il vero costo dei trasporti su strada.
L'Europa dei mari, dei boschi, delle montagne:
i grandi eco-sistemi non possono più restare alla mercè degli interessi nazionali
L'Europa dei mari, dei boschi, delle montagne:
i grandi eco-sistemi non possono più restare alla mercè degli interessi nazionali
L'Europa dell'energia pulita e della ricerca responsabile:
la soglia dell'incubo nucleare, della manipolazione genetica, degli animali
artificiali è da tempo oltrepassata. La risposta si chiama risparmio
energetico, fonti pulite e rinnovabili di energie, ricerca scientifica
orientata alla salvaguardia dell'equilibrio naturale e rispettosa dei limiti
etici.
L'Europa dei mari, dei boschi, delle montagne: i grandi
eco-sistemi non possono più restare alla mercé degli interessi nazionali. Le
petroliere che inquinano i mari e la pesca industriale che li spopola, la
cementificazione ed il super sfruttamento turistico che degradano la montagna,
l'incuria verso la morte dei boschi richiedono un'azione europea per la difesa
dei grandi habitat naturali. L'istituzione di parchi europei (marini, montani,
ecc.) ed una comune azione di tutela non possono più essere rimandate. Il
Mediterraneo, le Alpi (ed in particolare le Dolomiti), il Danubio o il Reno...
sono una comune eredità da salvaguardare.
L'Europa del riequilibrio economico e sociale: i dislivelli
sociali, le esclusioni, le emarginazioni di intere regioni, paesi e gruppi
sociali - all'interno ed al di fuori dell'Unione europea - rappresentano non
solo ingiustizie, ma anche mine esplosive per la coesione interna ed europea.
Bisogna risanare le povertà e restituire vitalità economica e dignità sociale
ad ogni regione e ad ogni settore sociale.
L'Europa delle città vivibili e delle campagne risuscitate:
gran parte della gente oggi vive in città diventate brutte e caotiche, dominate
da auto e stress, una minoranza vive in campagne spesso impoverite e marginali.
Va scelta una politica per una nuova qualità della vita nelle città e nelle
campagne, ed un nuovo rapporto tra esse, piuttosto che di spinta consumistica
ed arricchimento individuale che spinge poi ognuno alla fuga da dove vive. La
vitalità delle comunità locali sarà la chiave perché si possa vivere meglio,
materialmente e spiritualmente.
L'Europa unita dovrà essere federalista:
gli attuali stati nazionali devono finalmente cedere molti dei loro poteri
L'Europa unita dovrà essere federalista:
gli attuali stati nazionali devono finalmente cedere molti dei loro poteri
L'Europa della condivisione e dell'autolimitazione: oggi si
assiste ad una generale e spesso spericolata corsa all'arricchimento, stimolata
anche dal grande mercato europeo e dalla convulsa transizione all'Est. Non a
caso la sensibilità sociale ed ambientale rischia di finire schiacciata,
sacrificata all'illusione di farsi largo a gomitate. E non a caso l'Est europeo
sta per diventare una specie di terzo mondo per l'Europa occidentale.
L'alternativa à netta: o si comincia a condividere, a perequare, o si va dritti
verso un nuovo e più crudele muro. Non si può avere la botte piena e la moglie
ubriaca, ed i Verdi hanno il coraggio di dirlo e di scegliere: la società
solidale e sostenibile che propongono, à incompatibile con l'attuale gara
economica basata sulla crescita della produzione, del commercio, dei trasporti,
dei consumi. Solo un'inversione di rotta verso un'Europa più sobria e meno
sprecona può garantire un benessere giusto e durevole. Tra denaro e salute la
scelta non dovrebbe essere troppo difficile.
L'Europa unita e democratica
L'Europa dei 12 come fermento di unità europea: non a caso oggi molti la chiamano ancora "Comunità Economica", intrisa com'è di finanza, moneta, fisco, armonizzazione di commerci e industrie; mercato comune piuttosto che casa comune. Ma soprattutto dopo il crollo dei regimi dell'Est, è diventato evidente che la sola speranza di unificare pacificamente l'Europa, superando vecchie inimicizie e nuove competizioni, viene dall'Unione europea dei 12, e dal suo aprirsi a tutti gli altri europei. I Verdi si battono per l'integrazione politica dei popoli e dei cittadini dell'intero continente, federati innanzitutto da un comune ordinamento democratico. I mercati potranno anche restare differenziati per tutto il tempo necessario, ma l'unità politica non può aspettare troppo, altrimenti i fattori di disintegrazione rischiano di prevalere.
L'Europa unita e democratica
L'Europa dei 12 come fermento di unità europea: non a caso oggi molti la chiamano ancora "Comunità Economica", intrisa com'è di finanza, moneta, fisco, armonizzazione di commerci e industrie; mercato comune piuttosto che casa comune. Ma soprattutto dopo il crollo dei regimi dell'Est, è diventato evidente che la sola speranza di unificare pacificamente l'Europa, superando vecchie inimicizie e nuove competizioni, viene dall'Unione europea dei 12, e dal suo aprirsi a tutti gli altri europei. I Verdi si battono per l'integrazione politica dei popoli e dei cittadini dell'intero continente, federati innanzitutto da un comune ordinamento democratico. I mercati potranno anche restare differenziati per tutto il tempo necessario, ma l'unità politica non può aspettare troppo, altrimenti i fattori di disintegrazione rischiano di prevalere.
L'Europa unita, federalista, decentrata, democratica:
sinora i ritmi dell'integrazione europea vengono dettati dai governi degli
stati e dai potentati economici. I cittadini europei hanno diritto di
pretendere ormai una Costituzione democratica, elaborata ed approvata dai suoi
rappresentanti eletti, al posto di un trattato ed un regime intergovernativo.
L'Europa unita dovrà essere federalista: gli attuali stati nazionali devono
finalmente cedere molti dei loro poteri al tempo stesso alle autorità
sovranazionali europee ed alle comunità locali (Regioni, Länder, Contee...). Il
Parlamento europeo non può più continuare ad essere un organo sostanzialmente
consultivo, ma deve conquistarsi in questa legislatura i poteri di un vero
parlamento. Il trattato di Maastricht à nato già vecchio: troppa poca Europa,
troppi veti, troppi equilibrismi diplomatici. È tempo di darsi una Costituzione
europea.
L'Europa delle regioni: forse per non complicare il già
difficile processo di convergenza tra stati, la costruzione europea ha finora
relegato regioni e comuni ad un ruolo piuttosto decorativo. È venuto il momento
di completare il pianterreno della casa comune: una solida democrazia locale
con veri poteri a regioni e comuni, senza i quali l'integrazione sovranazionale
rischierebbe di togliere ai cittadini ogni partecipazione e controllo.
L'Europa deve istituire e mettere a disposizione delle Nazioni Unite
un corpo di pace europeo )civile e militare)
L'Europa deve istituire e mettere a disposizione delle Nazioni Unite
un corpo di pace europeo )civile e militare)
L'Europa dei diritti umani e civili, dei cittadini, della
convivenza: finora l'Europa comunitaria si à preoccupata molto delle aziende,
delle merci, dei capitali, dei tassi di inflazione. Ora si tratta di varare un
corpo comune di leggi di cittadinanza e di democrazia europea, a garanzia di
uguali diritti ed uguale protezione in tutta l'Unione, ed a garanzia
dell'apertura agli altri. La difesa e la promozione dei diritti umani
all'interno ed all'esterno dell'Unione deve diventare una priorità politica
oltre che morale. Sempre più numerose sono le situazioni di compresenza tra
persone di diversa lingua, cultura e religione sullo stesso territorio. Le
epurazioni etniche non sono la risposta, solo una politica ed una cultura di
convivenza può indicare la strada.
L'Europa operatrice di pace
L'Europa operatrice di pace
L'Europa per la pace e il diritto internazionale: sinora i
12 non hanno saputo sviluppare una vera politica estera e di sicurezza comune
(basta guardare alla tragica guerra jugoslava), né mettere al servizio della
comunità internazionale il suo enorme potenziale di pace (basta guardare al
Medio Oriente). Della guerra fredda ha conservato le strutture (NATO, UEO,
ecc.) e la mentalità, incapace di ricostruire dalle fondamenta una politica di
sicurezza e pace. Negli ordinamenti internazionali (ONU, CSCE...) non sa o non vuole
parlare con una voce comune, né impegnarsi a fondo. I Verdi vogliono per
l'Unione europea una comune politica estera e di pace, sottoposta al controllo
democratico del Parlamento europeo, con una chiara scelta a favore di un
ordinamento internazionale universale (il sistema delle Nazioni Unite) e
regionale (la CSCE, Conferenza di Sicurezza e Cooperazione in Europa, nata
dagli accordi di Helsinki), e con un impegno unitario in seno alle istituzioni
internazionali.
L'Europa del disarmo e della soluzione non-violenta dei
conflitti: tuttora si hanno, all'interno dei 12, due potenze nucleari, tuttora
molti membri dell'Unione esportano armi, tuttora molti conflitti vengono
lasciati marcire finché esplodono nella violenza (p.es. il Kosovo). La
dissoluzione dei blocchi deve essere colta finalmente come occasione di
generale e serio disarmo, a cominciare dalle armi di sterminio di massa (ABC:
atomiche, batteriologiche, chimiche), e per un divieto delle esportazioni di
armi, e qualcuno deve cominciare a farlo. L'Unione europea è nelle condizioni
giuste per poter dare il buon esempio. La prevenzione, mediazione,
conciliazione delle situazioni di conflitto va sviluppata al massimo; oggi à
una cenerentola della politica estera, mentre potrebbe essere svolta con un utile
apporto di organismi non governativi. L'Europa deve istituire e mettere a
disposizione delle Nazioni Unite un corpo di pace europeo (civile e militare).
Impegnarsi per il disarmo e per la soluzione non-violenta dei conflitti non
significa assistere impotenti ad aggressioni e stragi; i Verdi si battono
perché si diano le risposte più giuste ed appropriate possibili (p.es. contro
la guerra-lampo cruenta ed inutile nel Golfo, ma per l'uso della legittima
forza internazionale contro gli aggressori della Bosnia Herzegovina).
L'Europa dell'unità nella diversità: l'Europa, a differenza
dell'America, non ha scelto la strada del melting pot, dell'integrazione
omogeneizzante. La varietà di lingue, culture, tradizioni à riconosciuta come
ricchezza europea, come fattore di vitalità da salvaguardare e garantire
nell'integrazione. Oggi ancora i diritti di molte minoranze sono negati in
Europa, manca un comune codice, i riflessi nazionalisti e razzisti risorgono
numerosi. I Verdi si impegnano per un'Europa garante delle diversità, capace di
farle coesistere e valorizzarle in un ordinamento comune.
L'Europa fraterna, sorella del mondo intero
L'Europa fraterna, sorella del mondo intero
L'Europa pronta a dividere e perequare: la questione à
molto semplice. Se tutti nel mondo vivessero come noi (auto, consumi energetici,
produzioni nocive, armamenti...), il sistema Terra scoppierebbe d'infarto.
Quindi delle due l'una: o ci barrichiamo ben bene nella nostra ricchezza,
facendone una fortezza inespugnabile (ma come si vivrebbe da invidiati e
assediati permanenti?), o ci mettiamo a condividere e perequare, mitigando
decisamente la nostra corsa alla crescita materiale ed alla superiorità
economica, militare, tecnologica ed aiutando gli altri a trovare condizioni
meno inique per fare la loro parte. Rinunciando all'idea che il nostro stile di
vita sia davvero da imporre a tutti, e stimolando la valorizzazione di società
sobrie ed umane quali si trovano nella tradizione di molti che oggi vengono
chiamati "sottosviluppati".
L'Europa occidentale e il suo fratello all'Est: la parte
dell'Europa che era al di là della cortina di ferro, era come scomparsa dai
nostri occhi. Ora che si riaffaccia, l'Occidente si comporta al tempo stesso da
predatore e da chi non vuole più riconoscere il suo parente caduto in
disgrazia. La linea maestra del risanamento, della sicurezza e della democrazia
passa attraverso la reintegrazione dell'intera Europa, incluso l'Est. L'Unione
europea deve rapidamente aprire le sue braccia a tutti i popoli europei che lo
vogliano - a cominciare da una generosa politica di immigrazione regolata e
temporanea a scopo di studio, di formazione, di lavoro.
Il bilancio di alcuni decenni di "sviluppo" è largamente fallimentare:
ne hanno beneficiato quasi soltanto i paesi ricchi.
Il bilancio di alcuni decenni di "sviluppo" è largamente fallimentare:
ne hanno beneficiato quasi soltanto i paesi ricchi.
L'Europa nel Mediterraneo: tutto il fianco sud dell'Unione
europea si affaccia al Mediterraneo - eppure l'Europa si dimostra gravissimamente
incapace di risolvere devastanti conflitti e ormai incancrenite situazioni di
ingiustizia: dall'ex-Jugoslavia al Medio Oriente, da Cipro all'Algeria. Ma
anche la salute del "mare nostrum" à minacciata, così come lo è il
patrimonio ambientale di tutto il bacino: basti pensare agli scarichi in mare,
agli incendi boschivi, alle coste inquinate. Lo spazio mediterraneo à il primo
legame tra l'Europa e il sud: l'allargamento comunitario al Nord va compensato
con una nuova politica per l'ambiente, per la pace e per il riequilibrio
sociale nel Mediterraneo.
L'Europa per il Sud del mondo: dopo il riaffacciarsi
dell'Est, l'attenzione europea verso il Sud è diminuita. Ed il bilancio di
alcuni decenni di cosiddetto "sviluppo" à largamente fallimentare: ne
hanno tratto beneficio quasi soltanto i paesi ricchi. La cooperazione intorno
ai grandi progetti (dighe, centrali, industrie...) si à rivelata fonte di
corruzione per governanti ed imprenditori da ambo le parti. Il debito del terzo
mondo resta insoluto, le regole commerciali continuano a penalizzare i paesi
non industriali, spingendoli a svendere natura, materie prime, risorse umane.
L'Europa à la speranza di molti paesi del Sud: vi cercano partners leali e
comprensivi, occasioni di lavoro e di formazione, esempi e sapere da
riutilizzare, sostegno e cooperazione. I Verdi si impegnano per una onesta
cooperazione Nord-Sud, in cui il Nord debba cambiare non meno che il Sud.
L'Europa garante delle promesse di Rio de Janeiro: nel 1992
un grande "vertice della Terra" su ambiente e sviluppo l'ha detto
chiaramente: per arrestare il cambiamento irreversibile del clima, per
difendere la fascia d'ozono e le foreste, per salvaguardare la stessa
molteplicità della vita sulla Terra (bio-diversità), occorre un nuovo patto tra
Nord e Sud: il Nord deve consumare ed inquinare molto meno e pagare molto di
più per i suoi prelievi rapaci, il Sud deve potersi sviluppare per non
trascinare tutti nella miseria, scambi equi e solidali devono prendere il posto
dell'attuale commercio internazionale esercitato in condizioni di ricatto e
rapina. I Verdi si battono perché l'Europa onori per prima la cambiale firmata
a Rio.
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