sabato 25 maggio 2019

PER REALIZZARE LA SPERANZA EUROPEA





In vista delle elezioni europee,
la "FONDAZIONE ALEXANDER LANGER", 
in collaborazione con la rivista "UNA CITTA'", ha realizzato un quaderno di ben 56 pagine sull'Europa. 

Il titolo del quaderno è:



PRO EUROPA: 
Alcune ragioni che rendono l'Unione europea 
desiderabile


Il documento è molto interessante  ma purtroppo lo abbiamo conosciuto solo da due giorni. 
Sarebbe stato un bene averlo prima, per studiarlo con attenzione e diffonderlo tra i nostri lettori.

Ciò non di meno lo pubbliciziamo  per i volenterosi che hanno voglia di documentarsi e capire.

L'intero quaderno può essere scaricato in formato .pdf cliccando QUI


In questa sede pubblichiamo l'articolo che ha dato il titolo a questo post. Il documento contiene il programma di Alexander Langer per le elezioni europee del 1994. E' ancora attuale.




PER REALIZZARE LA SPERANZA EUROPEA

Vivere in pace tra gli uomini e con la natura. Raddrizzare lo sviluppo impazzito verso una civiltà solidale e sostenibile. Assicurare dignità e lavoro a tutti. Difendere l'eredità comune: l'ambiente, il patrimonio culturale, il diritto. Affrontare insieme a tutti gli altri europei le sfide più urgenti: la convivenza in Europa, la salvaguardia della natura, l'equità sociale. Conquistare democrazia, qualità della vita e partecipazione per tutti. Fare dell'Europa unita la casa comune della libertà e della giustizia.

Dal 1989 c'à stato il più grande cambiamento che l'Europa abbia mai visto in tempi di pace. Per ora non ha saputo digerirlo bene: nuovi muri si alzano al posto dei vecchi, violenze e guerre si moltiplicano, nuovi egoismi minacciano la coesione. La vecchia ricetta dell'unificazione europea attraverso la crescita e l'integrazione economica mostra la corda: mercificazione e degrado dell'ambiente, disoccupazione massiccia, competizione selvaggia.

Occorre re-inventare l'Europa, all'altezza della sua nuova possibile primavera. Non per gareggiare con l'America o il Giappone, ma per diventare ospitale verso tutti i suoi abitanti ed amica a tutto il resto del pianeta. I Verdi - un movimento presente in tutta l'Europa, all'Ovest come all'Est - sono dei protagonisti necessari a questa impresa, se non si vuole la rincorsa di una crescita che semina distruzione e vittime, ma una saggia svolta verso la salute, l'ambiente, l'economia sostenibile anche per le generazioni dopo di noi. Dal 1989 al 1994 il primo Gruppo Verde al Parlamento Europeo (quarto in ordine di grandezza) ha agito in questa direzione, cercando alleati in tutti i gruppi politici, ma senza farsi intruppare in uno schieramento. La consapevolezza dell'urgenza di una svolta ecologica, che i Verdi hanno suscitato negli ultimi anni, ora deve portare a scelte precise. I Verdi offrono agli elettori europei una garanzia solida ed esperta perché l'Europa diversa e migliore non si possa solo sognare, ma anche costruire:

L'Europa sostenibile e solidale

L'Europa dell'ambiente e della salute: nessun miope vantaggio finanziario può compensare la dissipazione dei beni più preziosi. I Verdi si battono per norme e scelte europee sempre più esigenti: legislazione ambientale, tutela dei consumatori, umanizzazione della sanità, rispetto per gli animali.

L'Europa dell'occupazione e della sicurezza sociale per tutti: una crescita economica che emargini i meno competitivi e li lasci al loro destino, sarebbe un frutto avvelenato, socialmente irresponsabile. Lavorare meno, lavorare sano, lavorare tutti e potersi fidare della rete di protezione sociale.

L'Europa dell'agricoltura rispettosa della natura e del lavoro contadino: oggi siamo al disastro riconosciuto della politica agricola comunitaria che ha eliminato milioni di contadini, avvelenato suoli e acque, ridotto a merce crudelmente allevata gli animali. La svolta ecologica in agricoltura richiede prezzi giusti per alimenti sani, disarmo chimico per la terra coltivata, rivalutazione degli agricoltori, incoraggiamento all'agricoltura biologica.



L'Europa del riuso e del riciclaggio: se non si vuole che la montagna di rifiuti ci avveleni e seppellisca tutti, bisogna passare al risparmio di materia ed energia, alla produzione di beni più durevoli, al riuso, al riciclaggio, allo smaltimento locale dei rifiuti, ad evitare e comunque gestire con estrema cura i rifiuti tossici. L'Europa deve obbligare i produttori ed aiutare in consumatori a questo cambiamento di rotta.

L'Europa dei trasporti compatibili: cementificazione autostradale e valanghe di TIR per un insano su e già di merci sono tra i più gravi pesi per l'ambiente. Urge una svolta nella politica europea dei trasporti, verso la riduzione dei traffici sviluppando economie regionali integrate e facendo pagare il vero costo dei trasporti su strada.


L'Europa dei mari, dei boschi, delle montagne: 
i grandi eco-sistemi non possono più restare alla mercè degli interessi nazionali 

L'Europa dell'energia pulita e della ricerca responsabile: la soglia dell'incubo nucleare, della manipolazione genetica, degli animali artificiali è da tempo oltrepassata. La risposta si chiama risparmio energetico, fonti pulite e rinnovabili di energie, ricerca scientifica orientata alla salvaguardia dell'equilibrio naturale e rispettosa dei limiti etici.

L'Europa dei mari, dei boschi, delle montagne: i grandi eco-sistemi non possono più restare alla mercé degli interessi nazionali. Le petroliere che inquinano i mari e la pesca industriale che li spopola, la cementificazione ed il super sfruttamento turistico che degradano la montagna, l'incuria verso la morte dei boschi richiedono un'azione europea per la difesa dei grandi habitat naturali. L'istituzione di parchi europei (marini, montani, ecc.) ed una comune azione di tutela non possono più essere rimandate. Il Mediterraneo, le Alpi (ed in particolare le Dolomiti), il Danubio o il Reno... sono una comune eredità da salvaguardare.


L'Europa del riequilibrio economico e sociale: i dislivelli sociali, le esclusioni, le emarginazioni di intere regioni, paesi e gruppi sociali - all'interno ed al di fuori dell'Unione europea - rappresentano non solo ingiustizie, ma anche mine esplosive per la coesione interna ed europea. Bisogna risanare le povertà e restituire vitalità economica e dignità sociale ad ogni regione e ad ogni settore sociale.

L'Europa delle città vivibili e delle campagne risuscitate: gran parte della gente oggi vive in città diventate brutte e caotiche, dominate da auto e stress, una minoranza vive in campagne spesso impoverite e marginali. Va scelta una politica per una nuova qualità della vita nelle città e nelle campagne, ed un nuovo rapporto tra esse, piuttosto che di spinta consumistica ed arricchimento individuale che spinge poi ognuno alla fuga da dove vive. La vitalità delle comunità locali sarà la chiave perché si possa vivere meglio, materialmente e spiritualmente.

L'Europa unita dovrà essere federalista: 
gli attuali stati nazionali devono finalmente cedere molti dei loro poteri 

L'Europa della condivisione e dell'autolimitazione: oggi si assiste ad una generale e spesso spericolata corsa all'arricchimento, stimolata anche dal grande mercato europeo e dalla convulsa transizione all'Est. Non a caso la sensibilità sociale ed ambientale rischia di finire schiacciata, sacrificata all'illusione di farsi largo a gomitate. E non a caso l'Est europeo sta per diventare una specie di terzo mondo per l'Europa occidentale. L'alternativa à netta: o si comincia a condividere, a perequare, o si va dritti verso un nuovo e più crudele muro. Non si può avere la botte piena e la moglie ubriaca, ed i Verdi hanno il coraggio di dirlo e di scegliere: la società solidale e sostenibile che propongono, à incompatibile con l'attuale gara economica basata sulla crescita della produzione, del commercio, dei trasporti, dei consumi. Solo un'inversione di rotta verso un'Europa più sobria e meno sprecona può garantire un benessere giusto e durevole. Tra denaro e salute la scelta non dovrebbe essere troppo difficile. 

L'Europa unita e democratica 

L'Europa dei 12 come fermento di unità europea: non a caso oggi molti la chiamano ancora "Comunità Economica", intrisa com'è di finanza, moneta, fisco, armonizzazione di commerci e industrie; mercato comune piuttosto che casa comune. Ma soprattutto dopo il crollo dei regimi dell'Est, è diventato evidente che la sola speranza di unificare pacificamente l'Europa, superando vecchie inimicizie e nuove competizioni, viene dall'Unione europea dei 12, e dal suo aprirsi a tutti gli altri europei. I Verdi si battono per l'integrazione politica dei popoli e dei cittadini dell'intero continente, federati innanzitutto da un comune ordinamento democratico. I mercati potranno anche restare differenziati per tutto il tempo necessario, ma l'unità politica non può aspettare troppo, altrimenti i fattori di disintegrazione rischiano di prevalere.

L'Europa unita, federalista, decentrata, democratica: sinora i ritmi dell'integrazione europea vengono dettati dai governi degli stati e dai potentati economici. I cittadini europei hanno diritto di pretendere ormai una Costituzione democratica, elaborata ed approvata dai suoi rappresentanti eletti, al posto di un trattato ed un regime intergovernativo. L'Europa unita dovrà essere federalista: gli attuali stati nazionali devono finalmente cedere molti dei loro poteri al tempo stesso alle autorità sovranazionali europee ed alle comunità locali (Regioni, Länder, Contee...). Il Parlamento europeo non può più continuare ad essere un organo sostanzialmente consultivo, ma deve conquistarsi in questa legislatura i poteri di un vero parlamento. Il trattato di Maastricht à nato già vecchio: troppa poca Europa, troppi veti, troppi equilibrismi diplomatici. È tempo di darsi una Costituzione europea.

L'Europa delle regioni: forse per non complicare il già difficile processo di convergenza tra stati, la costruzione europea ha finora relegato regioni e comuni ad un ruolo piuttosto decorativo. È venuto il momento di completare il pianterreno della casa comune: una solida democrazia locale con veri poteri a regioni e comuni, senza i quali l'integrazione sovranazionale rischierebbe di togliere ai cittadini ogni partecipazione e controllo.

L'Europa deve istituire e mettere a disposizione delle Nazioni Unite 
un corpo di pace europeo )civile e militare)
L'Europa dei diritti umani e civili, dei cittadini, della convivenza: finora l'Europa comunitaria si à preoccupata molto delle aziende, delle merci, dei capitali, dei tassi di inflazione. Ora si tratta di varare un corpo comune di leggi di cittadinanza e di democrazia europea, a garanzia di uguali diritti ed uguale protezione in tutta l'Unione, ed a garanzia dell'apertura agli altri. La difesa e la promozione dei diritti umani all'interno ed all'esterno dell'Unione deve diventare una priorità politica oltre che morale. Sempre più numerose sono le situazioni di compresenza tra persone di diversa lingua, cultura e religione sullo stesso territorio. Le epurazioni etniche non sono la risposta, solo una politica ed una cultura di convivenza può indicare la strada. 

L'Europa operatrice di pace

L'Europa per la pace e il diritto internazionale: sinora i 12 non hanno saputo sviluppare una vera politica estera e di sicurezza comune (basta guardare alla tragica guerra jugoslava), né mettere al servizio della comunità internazionale il suo enorme potenziale di pace (basta guardare al Medio Oriente). Della guerra fredda ha conservato le strutture (NATO, UEO, ecc.) e la mentalità, incapace di ricostruire dalle fondamenta una politica di sicurezza e pace. Negli ordinamenti internazionali (ONU, CSCE...) non sa o non vuole parlare con una voce comune, né impegnarsi a fondo. I Verdi vogliono per l'Unione europea una comune politica estera e di pace, sottoposta al controllo democratico del Parlamento europeo, con una chiara scelta a favore di un ordinamento internazionale universale (il sistema delle Nazioni Unite) e regionale (la CSCE, Conferenza di Sicurezza e Cooperazione in Europa, nata dagli accordi di Helsinki), e con un impegno unitario in seno alle istituzioni internazionali.

L'Europa del disarmo e della soluzione non-violenta dei conflitti: tuttora si hanno, all'interno dei 12, due potenze nucleari, tuttora molti membri dell'Unione esportano armi, tuttora molti conflitti vengono lasciati marcire finché esplodono nella violenza (p.es. il Kosovo). La dissoluzione dei blocchi deve essere colta finalmente come occasione di generale e serio disarmo, a cominciare dalle armi di sterminio di massa (ABC: atomiche, batteriologiche, chimiche), e per un divieto delle esportazioni di armi, e qualcuno deve cominciare a farlo. L'Unione europea è nelle condizioni giuste per poter dare il buon esempio. La prevenzione, mediazione, conciliazione delle situazioni di conflitto va sviluppata al massimo; oggi à una cenerentola della politica estera, mentre potrebbe essere svolta con un utile apporto di organismi non governativi. L'Europa deve istituire e mettere a disposizione delle Nazioni Unite un corpo di pace europeo (civile e militare). Impegnarsi per il disarmo e per la soluzione non-violenta dei conflitti non significa assistere impotenti ad aggressioni e stragi; i Verdi si battono perché si diano le risposte più giuste ed appropriate possibili (p.es. contro la guerra-lampo cruenta ed inutile nel Golfo, ma per l'uso della legittima forza internazionale contro gli aggressori della Bosnia Herzegovina).

L'Europa dell'unità nella diversità: l'Europa, a differenza dell'America, non ha scelto la strada del melting pot, dell'integrazione omogeneizzante. La varietà di lingue, culture, tradizioni à riconosciuta come ricchezza europea, come fattore di vitalità da salvaguardare e garantire nell'integrazione. Oggi ancora i diritti di molte minoranze sono negati in Europa, manca un comune codice, i riflessi nazionalisti e razzisti risorgono numerosi. I Verdi si impegnano per un'Europa garante delle diversità, capace di farle coesistere e valorizzarle in un ordinamento comune. 

L'Europa fraterna, sorella del mondo intero

L'Europa pronta a dividere e perequare: la questione à molto semplice. Se tutti nel mondo vivessero come noi (auto, consumi energetici, produzioni nocive, armamenti...), il sistema Terra scoppierebbe d'infarto. Quindi delle due l'una: o ci barrichiamo ben bene nella nostra ricchezza, facendone una fortezza inespugnabile (ma come si vivrebbe da invidiati e assediati permanenti?), o ci mettiamo a condividere e perequare, mitigando decisamente la nostra corsa alla crescita materiale ed alla superiorità economica, militare, tecnologica ed aiutando gli altri a trovare condizioni meno inique per fare la loro parte. Rinunciando all'idea che il nostro stile di vita sia davvero da imporre a tutti, e stimolando la valorizzazione di società sobrie ed umane quali si trovano nella tradizione di molti che oggi vengono chiamati "sottosviluppati". 
L'Europa occidentale e il suo fratello all'Est: la parte dell'Europa che era al di là della cortina di ferro, era come scomparsa dai nostri occhi. Ora che si riaffaccia, l'Occidente si comporta al tempo stesso da predatore e da chi non vuole più riconoscere il suo parente caduto in disgrazia. La linea maestra del risanamento, della sicurezza e della democrazia passa attraverso la reintegrazione dell'intera Europa, incluso l'Est. L'Unione europea deve rapidamente aprire le sue braccia a tutti i popoli europei che lo vogliano - a cominciare da una generosa politica di immigrazione regolata e temporanea a scopo di studio, di formazione, di lavoro. 

Il bilancio di alcuni decenni di "sviluppo" è largamente fallimentare:
ne hanno beneficiato quasi soltanto i paesi ricchi.

L'Europa nel Mediterraneo: tutto il fianco sud dell'Unione europea si affaccia al Mediterraneo - eppure l'Europa si dimostra gravissimamente incapace di risolvere devastanti conflitti e ormai incancrenite situazioni di ingiustizia: dall'ex-Jugoslavia al Medio Oriente, da Cipro all'Algeria. Ma anche la salute del "mare nostrum" à minacciata, così come lo è il patrimonio ambientale di tutto il bacino: basti pensare agli scarichi in mare, agli incendi boschivi, alle coste inquinate. Lo spazio mediterraneo à il primo legame tra l'Europa e il sud: l'allargamento comunitario al Nord va compensato con una nuova politica per l'ambiente, per la pace e per il riequilibrio sociale nel Mediterraneo.

L'Europa per il Sud del mondo: dopo il riaffacciarsi dell'Est, l'attenzione europea verso il Sud è diminuita. Ed il bilancio di alcuni decenni di cosiddetto "sviluppo" à largamente fallimentare: ne hanno tratto beneficio quasi soltanto i paesi ricchi. La cooperazione intorno ai grandi progetti (dighe, centrali, industrie...) si à rivelata fonte di corruzione per governanti ed imprenditori da ambo le parti. Il debito del terzo mondo resta insoluto, le regole commerciali continuano a penalizzare i paesi non industriali, spingendoli a svendere natura, materie prime, risorse umane. L'Europa à la speranza di molti paesi del Sud: vi cercano partners leali e comprensivi, occasioni di lavoro e di formazione, esempi e sapere da riutilizzare, sostegno e cooperazione. I Verdi si impegnano per una onesta cooperazione Nord-Sud, in cui il Nord debba cambiare non meno che il Sud.

L'Europa garante delle promesse di Rio de Janeiro: nel 1992 un grande "vertice della Terra" su ambiente e sviluppo l'ha detto chiaramente: per arrestare il cambiamento irreversibile del clima, per difendere la fascia d'ozono e le foreste, per salvaguardare la stessa molteplicità della vita sulla Terra (bio-diversità), occorre un nuovo patto tra Nord e Sud: il Nord deve consumare ed inquinare molto meno e pagare molto di più per i suoi prelievi rapaci, il Sud deve potersi sviluppare per non trascinare tutti nella miseria, scambi equi e solidali devono prendere il posto dell'attuale commercio internazionale esercitato in condizioni di ricatto e rapina. I Verdi si battono perché l'Europa onori per prima la cambiale firmata a Rio.



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