domenica 5 maggio 2019

EUROPA, SOVRANA DEL MONDO


L'idea, il progetto, il sogno di una Europa Unita è molto più antico di quanto si pensi.

Come l’Europa ha la sua genesi nella mitologia greca, il sogno di un’Europa unita ha la sua genesi nelle pieghe più che secolari della sua storia.
Le circostanze storiche però ne impedirono la concreta realizzazione fino al termine della Seconda Guerra Mondiale quando, di fronte alle tragedie e le distruzioni di quel conflitto, si prese coscienza che eventi simili non avrebbero dovuto ripetersi più e prese forza l’idea di unire il continente. 

Grazie all’azione intelligente di grandi uomini politici, Adenauer, De Gasperi, Monnet, Schuman, Spaak, Spinelli, solo per citarne alcuni, nel 1957 si giunse alla firma dei Trattati di Roma.

Trattati di Roma pensati per scongiurare appunto il ripetersi delle tragedie della Prima e della Seconda Guerra Mondiale, ed impedire che popoli con storie che si intrecciano profondamente e che, pur nelle differenze, sono di fatto affratellati da comuni radici, non si combattessero più: solo un’Europa Unita, in un mondo globalizzato, può garantire la prosperità e la sicurezza dei suoi oltre 500 milioni di abitanti e, allo stesso tempo, fare da elemento di equilibrio a livello mondiale.

Un'Europa divisa non conterebbe niente, le singole nazioni sarebbero come foglie al vento, terre di conquista delle grandi potenze: Cina, Russia, Stati Uniti.


A partire dal XVII secolo tra i precursori di un’Europa unita possiamo citare l’Abate Saint-Pierre, che nel 1712 propose una Federazione degli Stati Cristiani d’Europa con un Senato con sede nei Paesi Bassi; il filosofo Immanuel Kant, che asseriva che “Il diritto internazionale dev’essere fondato su un federalismo di liberi Stati” (1795); Napoleone, che si fece rappresentante dell’unione degli stati europei e che con i trattati di Tilsit (1807) divenne il simbolo di una sorta di cittadinanza europea; lo scrittore Victor Hugo, che fu il primo a parlare di “Stati Uniti d’Europa” nel Congresso Internazionale di pace di Parigi del 1849; Giuseppe Mazzini, che nel 1834 fondò a Berna la “Giovane Europa”.

Qui di seguito pubblichiamo una lettera scritta nel 1860 da un personaggio che riteniamo sorprenderà molti di voi lettori: l’Eroe dei Due Mondi.



Memorandum sull’Europa



«È alla portata di tutte le intelligenze, che L’Europa è ben lungi di trovarsi in uno stato normale e convenevole alle sue popolazioni.

Tutti parlano di civiltà e di progresso. A me sembra invece che, eccettuandone il lusso, non differiamo molto dai tempi primitivi, quando gli uomini si sbranavano fra loro per strapparsi una preda.

Noi passiamo la nostra vita a minacciarci continuamente e reciprocamente, mentre in Europa la grande maggioranza non solo dell’intelligenza, ma degli uomini di buon senso, comprende perfettamente che potremmo pur passare la povera nostra vita senza questo perpetuo stato di minaccia e di ostilità degli uni contro gli altri, e senza questa necessità che sembra fatalmente imposta ai popoli da qualche nemico segreto ed invisibile dell’umanità di ucciderci con tanta scienza e raffinatezza. 

Per esempio, supponiamo una cosa: Supponiamo che l’Europa formasse un solo Stato. Chi mai penserebbe a disturbarla in casa sua?

Chi mai si oserebbe, io ve lo domando, di turbare il riposo di questa Sovrana del Mondo? 

Ed in tale supposizione, non più eserciti, non più flotte, e gli immensi capitali strappati quasi sempre ai bisogni ed alla miseria dei popoli per essere prodigati in servizio di sterminio, sarebbero convertiti invece a vantaggio del popolo. 

Ebbene! L’attuazione delle riforme sociali che accenno, dipende soltanto da una potente e generosa iniziativa. 

Una transazione tra le due più grandi nazioni dell’Europa, transazione che avrebbe per scopo il bene dell’umanità, non può più essere posta tra i sogni e le utopie degli uomini di cuore. 

Dunque la base di una Confederazione europea è naturalmente tracciata dalla Francia e dall’Inghilterra. Che la Francia e l’Inghilterra si stendano francamente, lealmente la mano, e tutte le nazionalità divise ed oppresse, la gigantesca Russia compresa, non vorranno restar fuori di questa rigenerazione politica. 

Lo so bene che una obiezione si affaccia naturalmente in opposizione al progetto che precede. Che cosa fare di questa innumerevole massa di uomini impiegati ora nelle armate e nella marina militare? La risposta è facile. 

La quantità incalcolabile di lavori creati dalla pace, dall’associazione, dalla sicurezza, ingoierebbe tutta questa popolazione armata, fosse anche il doppio di quello che è oggi.

La guerra non essendo quasi più possibile, gli eserciti diverrebbero inutili.

Desidero ardentemente che le mie parole pervengano a conoscenza di coloro, a cui Dio confidò la santa missione di fare il bene, ed essi lo faranno certamente preferendo ad una grandezza falsa ed effimera la vera grandezza, quella che ha la sua base nell’amore e nella riconoscenza dei popoli».


Giuseppe Garibaldi
1860

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